Biolettura

Leggere la Vita

“Ogni lettore quando legge, legge se stesso”

 

Partire con la classica citazione di Proust è di certo molto gigione (dicesi “gigione: attore che indulge nella ricerca di facili effetti caricando enfaticamente la recitazione) ma è una sintesi chiara ed evocativa.
La prima cosa che raccoglie questo aforisma è il desiderio interno di ciascunə di noi di capirci, sperando di venire a capo della matassa di pensieri-occasioni-sentimenti che ci affollano dentro come in una giostra a catenelle lanciata nel giro più veloce.

In questi ultimi anni ho conosciuto e approfindito lo strumento della libro-terapia, attraverso molti corsi e approcci diversi. Terapia: branca della medicina che tratta dei mezzi e delle modalità usati per combattere le malattie, in senso più corrente “cura“.

Discutendo del fatto che i libri potessero “curare” mi è stato spesso risposto di essere la solita Testa-Per-Aria che crede alle Fate. Ho immaginato che queste risposte partissero di pancia davanti alla parola “malattia”: la malattia come evento di vita fa paura, la sola parola che la nomina crea terrore e scatena tabù. La malattia è una cosa seria, non scherzare! Come può un passatempo, un divertimento, una semplice storia nata per svagarci… Non può!

A queste perplessità rispondo pensando al cibo: fin dall’antichità è assodato che quello che mangiamo può determinare il nostro stato di salute. Pensa allora alle parole come singoli ingredienti e ad un romanzo come una pietanza cucinata con sapienza, che porta con se’ gli odori, le tradizioni, il vissuto del cuoco. E ora ti chiedo: sei unə buongustaiə da pasta al pomodoro e pizza? Leggi solo autori italiani? Ti piace la tagliata al sangue? Divori horror pieni di zombie e conigli assassini? O sei vegetarianə? Sei attrattə da racconti esotici che ti trasportino dall’altra parte del mondo?

Credo fermamente che alimenti, parole, immagini e suoni possano modificare il nostro benessere, entrino in relazione indissociabile con il nostro stile di vita.

 

Razionando e decidendo con coscienza sulla qualità e quantità di cibi, parole, immagini e suoni possiamo perdere peso e perdere ossessioni, tristezze, paure. Dipende da noi.

Che la lettura abbia un potere di cura reale è stato codificato in ambito medico già a partire dagli anni ’10 del Novecento, sviluppando la definizione ed il metodo della “biblioterapia clinica”, inizialmente ricercando in ambito psichiatrico uno strumento di riabilitazione nell’utilizzo dei libri. Nello svolgersi del secolo scorso prende forma anche il concetto di “biblioterapia dello sviluppo”, quindi un utilizzo di testi sia di narrativa che di auto-aiuto, in ambito non strettamente medico, ma con l’attenzione rivolta verso la parte “sana” di ognunə di noi, le risorse personali, i vissuti che possono essere attivati dalla lettura.

Leggere la Vita in quanto tale quindi, non significa soffermarsi sulla forma narrativa o il genere del testo, lo stile dell’autore e la cultura che ha generato quello specifico racconto (per queste analisi ci sono i book-club) ma riconoscere se stessə in ciò che si legge, emozionarsi, interagire con la vita che ci viene raccontata, capire il perchè ci lasciamo coinvolgere o i perchè delle nostre antipatie e resistenze.

Per questo amo chiamare questo strumento Biolettura, una lettura della Vita in tutte le sue espressioni: la nostra e quella degli altri, la vita del passato o dentro un futuro possibile o inimmaginabile.

La Biblioterapia o Libroterapia come metodo ha una storia affascinate e in continua evoluzione grazie a studiosi che la praticano e la arricchiscono.

Ti lascio qualche suggerimento di lettura:

Per un approccio tecnico sulla storia e lo sviluppo del metodo:

Biblioterapia. Strumenti applicativi per le diverse professioni” di Marco Dalla Valle, Qui Edit 2018.

Per un approfondimento ironico e con il sorriso sempre pronto:

Curarsi con i libri. Rimendi letterari per ogni malanno” di Ella Berthoud e Susan Elderkin, Sellerio Editore 2013 (del 2016 la nuova edizione accresciuta)

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